Era da poco morta la mamma e noi tutti vivevamo come sospesi, in bilico tra la vita di tutti i giorni e il dolore per la sua perdita. Soprattutto papà, rimasto solo, affrontava le giornate meccanicamente, con un sorriso mesto e lo sguardo triste. Si era subito reso autonomo, d’altronde la mamma era stata male per un bel po' e lui, che non aveva mai fatto niente in casa, aveva a poco a poco imparato a fare tutto, con quella precisione e delicatezza che lo distingueva. Cercavo di andare tutti i giorni a trovarlo e a fargli un po' di compagnia, ma il sabato e la domenica erano dedicate completamente a lui. Veniva a pranzo un giorno a casa mia e un giorno a casa di mio fratello Sandro e rimaneva con noi tutto il pomeriggio. Sono sicura che quando entrava nella sua vecchia Ritmo, pensasse che sarebbe stato meglio per lui rimanere da solo, chiuso nel silenzio della sua casa, ma quando arrivava si trasformava e veniva travolto dai componenti allegri e rumorosi delle nostre famiglie. Allora finalmente rivedevo in lui il sorriso e il desiderio di stare con noi, era la nostra memoria e spesso cucinavo con lui che controllava se avevo messo tutti gli ingredienti che metteva la mamma. Per questo quella domenica avevo deciso di fare gli gnocchi sotto la sua attenta supervisione. Era una preparazione che ci coinvolgeva tutti e finiva con la consueta discussione su quanta farina ci volesse, lui diceva "Poca, mi raccomando!" Duilio, mio marito, invece ne avrebbe voluta mettere molta, perché gli gnocchi della sua mamma erano compatti e sodi e a lui piacevano così. La mamma invece li faceva morbidi morbidi che quasi si disfavano e così noi li facevamo, quasi a volere la sua approvazione.Ora anche lui se ne è andato e ogni volta che preparo gli gnocchi non posso non pensare a quella domenica, il potere evocativo di quel momento, riporta alla mente il suo ricordo che come per magia prende forma e per un attimo mi sembra che non se ne sia andato.