Immancabilmente, come ogni anno, agli inizi dell’autunno, nonna Zina organizzava una spedizione al mercato per comprare le masenette, un granchio femmina che in quel periodo è pieno di uova e per questo molto ricercato per la sua bontà e le carni tenere e saporite, “col coral” sentenziava lei, prima di partire a braccetto con il nonno.
Quando tornò a casa la prima volta. era tutta soddisfatta e mi guardava sorniona, il nonno invece rideva proprio ed io non capivo perché fossero così allegri, poi però me ne accorsi subito. Ancora prima di togliersi la giacca e il cappellino, lei non usciva mai senza, appoggiò distrattamente un grosso sacchetto di carta sul tavolo dell’ampia cucina ed io mi avvicinai incuriosita chiedendomi che cosa ci fosse dentro. All’improvviso, come se si fossero messi d’accordo, cominciarono ad uscire grossi granchi grigi ... vivi, spargendosi per tutto il tavolo. Io feci un salto e corsi a nascondermi, non potrò mai dimenticare il disgusto, ma nello stesso tempo l’attrazione che provavo per quegli strani animaletti e la nonna, appoggiata allo stipite della porta che rideva di gusto. Eh sì, lei era fatta così, allegra e piena di vita, le piaceva molto scherzare e quando, più grande, l’andavo a trovare e poi lei mi riaccompagnava alla fermata dell’autobus, si divertiva a suonare i campanelli e poi a scappare, io la guardavo inorridita, ma lei mi strizzava l’occhio nel suo buffo modo e riprendeva a camminare con calma e signorilità!
A proposito di masenette, uno scherzo che la nonna faceva sempre, quando mio padre era giovane, era infilare nel suo letto 3 o 4 granchietti vivi in modo che, quando rientrava tardi la notte, infilandosi nel letto, se li sentiva camminare sulle gambe e tutte le volte faceva un salto, così nel cuore della notte gridava “Ma mamma ...!”
I granchi allora venivano venduti solo vivi, e così venivano lessati. Ricordo che, quando era il momento di cucinarli, tentavano di uscire dalla pentola mentre la nonna implacabile li raccoglieva e li rimetteva dentro finendo poi per chiuderli all’interno, soddisfatta, con un bel coperchio grande. Bastavano pochi minuti di cottura, poi toglieva le zampe e il guscio e li condiva ancora tiepidi con olio, prezzemolo e tanto aglio. Erano una vera bontà!