Venerdì 26 gennaio 2018
Prima tappa di oggi al campo degli elefanti di Mae Tang. Assistiamo ad uno spettacolo dove giovani elefanti, dipingono giocano a calcio e intrattengono i turisti. A me uno mette un cappello in testa e dà un bacino sul collo con la proboscide!
Siamo titubanti, non vorremmo partecipare, ma poi ci facciamo convincere, visto che tutti gli altri ci vanno. Per fortuna l’esibizione è breve e divertente.
Poi facciamo un giro nella giungla in groppa a grossi elefanti. Saliamo facilmente e partiamo, siamo tutti in fila indiana e chiacchieriamo da un elefante all’altro tra compagni di viaggio finché non ci accorgiamo che stiamo per guadare il fiume. Nello scendere verso l’acqua ci incliniamo molto ed io, temendo di cadere, vengo presa da una ridarella nervosa e dico continuamente “Mamma mia, mamma mia ....!” Il conducente, che canta allegramente la Macarena, comincia a farmi il verso e dice anche lui “Mamma mia, mamma mia, aiuto, aiuto” provocando in tutti i vicini risate a non finire! Ci inoltriamo poi in una piantagione di caffè e risaliamo il fiume fino a tornare al punto di partenza. Anche se ci divertiamo molto, sappiamo bene che scegliere questi tipi di attrazione può essere discutibile, osserviamo però che chi si occupa degli animali lo fa con molta dolcezza, il campo è pulito e sembra che gli elefanti siano rispettati e ben accuditi, nessuno infatti è legato o incatenato, come purtroppo abbiamo visto in altri luoghi.
Poi veniamo portati al villaggio delle donne giraffa. Decidiamo di entrare per vedere con i nostri occhi, pervasi da mille dubbi sull’eticità della nostra scelta e paghiamo circa 6 euro. Innanzi tutto non è un vero e proprio villaggio, le loro modeste abitazioni sono un po’ nascoste dalla vegetazione. C’è un lungo viale sterrato e molte bancarelle ai lati. Quasi tutte le donne, sedute al telaio, tessono sciarpine di cotone che vendono ai turisti, Le osserviamo, sorridono, ma sembrano malinconiche e i loro occhi sono tristi, si fanno fotografare di buon grado in cambio di un’occhiata alla loro bancarella, e tutte sono incredibilmente belle.
Gli anelli attorno al collo, che sono il loro emblema di bellezza, danno l’illusione di un collo molto lungo. In realtà il loro peso, che raggiunge anche i 20 chili. abbassa la clavicola e le costole superiori.
Ci sono anche alcune bambine anch’esse con piccoli anelli al collo, che si mettono in posa e rimangono immobili. Facciamo un giro e proviamo una sorta di pudore a fotografarle, chiediamo sempre il loro permesso e poi ringraziamo, ci sembra di rubare qualcosa ....
Scappate dalla Birmania, queste donne non hanno ancora la cittadinanza thailandese così che il governo le sfrutta. Vivono nell’impossibilità di uscire, di integrarsi nella società, di lavorare, di parlare con persone esterne al villaggio, di ricevere istruzione, di essere indipendenti: vivono in una vera e propria prigione a cielo aperto.
Ce ne andiamo pensierosi e non siamo contenti, i nostri soldi hanno contribuito a sostenere una politica contro i valori e il rispetto umano.
Si è fatta ormai l’ora di pranzo e ci fermiamo in una fattoria dove coltivano orchidee e allevano farfalle, la Bai Orchid and Butterfly Farm.Mangiamo all’aperto, oggi c’è il buffet libero, cibo locale buono e abbondante. Poi facciamo una passeggiata per ammirare centinaia di orchidee meravigliose di varie grandezze e forme, tutte hanno colori spettacolari, non ce n’è una uguale ad un’altra, sono appese a dei filari ed hanno le radici a penzoloni. In una zona protetta ammiriamo anche molte farfalle.
Tornando verso l’hotel facciamo l’ultima fermata per visitare alcuni villaggi artigianali: allevamento dei bachi e produzione della seta, produzione di argento e monili e infine costruzione di ombrelli tradizionali e fabbricazione della carta partendo dal legno. Naturalmente dopo ogni spiegazione ci accompagnano nei rispettivi showroom per venderci manufatti e souvenir, interessante, ma un po’ troppo turistico!
Torniamo in albergo nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per prendere fiato e cambiarci, questa sera andiamo a mangiare tutti insieme in un ristorante caratteristico, dove ci serviranno una cena Khantoke, tipica del nord della Thailandia. All’entrata dobbiamo togliere le scarpe e invece di accompagnarci al tavolo, ci fanno sedere per terra di fronte ad un basso tavolino chiamato appunto Khantok. Meno male che abbiamo un cuscino con lo schienale per poterci appoggiare! Il menù è proprio tipico di queste zone un po’ fredde e di montagna, ci servono riso bianco e riso dolce croccante, curry rosso di maiale, un piccantissimo sugo con pomodori e peperoncini, verdure e un trionfo di fritti: cotenna di maiale croccante e pollo. Per terra ci mettono come antipasto banane dolci fritte e una tazza di brodo di pollo, ... aiuto! Durante la cena assistiamo ad un bellissimo spettacolo di danze popolari di tribù etniche e danze tradizionali.
Dopo aver salutato Kik e ringraziato per la sua pazienza e competenza andiamo finalmente a dormire, è stata una giornata lunghissima!
Sabato 27 gennaio 2018
Oggi siamo liberi, i nostri compagni di viaggio sono partiti per Phuket, li rivedremo forse domani, per cui ce la prendiamo comoda.Dopo aver fatto la colazione andiamo a vedere Chiang Mai, la città vecchia, per visitare un po’ di templi.
Armati di buona volontà e cartina della città, proviamo ad orientarci, ma le scritte piccole e il sole negli occhi non ci aiutano.Veniamo abbordati da un autista di tuk tuk che si offre di farci da guida e portarci a vedere alcuni templi, rimanendo a nostra disposizione 2 ore, chiede solo 100 bath, solo 2,50 euro. Siamo titubanti, ma la sua faccia simpatica ci piace, per cui accettiamo. Dice di chiamarsi Dan e prende subito la situazione in mano. Per ogni tempio dove ci porta, ci dà qualche notizia, usando un inglese improbabile, ma riusciamo sempre a capirlo, poi ci chiede la macchina fotografica e con grande maestria ci mette in posa e ci fotografa.
I templi qui a Chiang Mai sono veramente tanti, Dan ne sceglie 4 che sono anche nella mia lista: il primo è il Wat Phra Sing o Tempio del Budda Leone, dove vivono oltre 700 monaci.
Il secondo è il Wat Lok Molee o tempio degli elefanti. Questo incredibile tempio è interamente costruito in legno di tek e circondato da bellissimi giardini. Qui c'è un piccolo tempio dove sono sepolti un re e una regina molto antichi. Dan ci insegna un rito di buona fortuna: riempiamo d'acqua un piccolo bambù collegato a una corda, tirando la corda esso sale fino in cima e si capovolge, l'acqua si riversa sull’erba cresciuta in cima al tempio. Poi scriviamo il nostro nome su di una bandierina che contiene una preghiera e l’appendiamo per chiedere a Budda di regalarci fortuna e salute.
Il terzo il Wat Chiang Man, meraviglioso templio buddista, il più antico della città. Vi è custodita un'iscrizione incisa nel 1581 su una lastra di pietra che riporta la più antica testimonianza della nascita della città. Dietro si può ammirare uno stupa antico a base quadrata circondato da statue di elefanti.
Il quarto e ultimo è il Wat Rajamontean, tempio tranquillo, con pochi turisti, ma si distingue per il grande Buddha colorato che si vede anche dalla strada e dai due grossi serpenti che ornano la scala. All'interno ci sono molti monaci che studiano e pregano. Le 2 ore sono trascorse e noi siamo molto riconoscenti a Dan, ci diamo appuntamento per le 16 per vedere altri 2 templi importanti che la mattina sono inavvicinabili perché presi d’assalto da orde di turisti, specialmente cinesi. Così dopo un leggero pranzo e un po’ di riposo aspettiamo Dan fuori dall’hotel, lui arriva puntuale e ci porta subito al Wat Chedi Luang e poi scappa via perché ha problemi a casa.
E’ uno dei templi più importanti di Chiang Mai e luogo di culto molto attivo, ovunque vediamo gruppetti di monaci che si fermano volentieri a fare conversazione con i turisti all’ombra di grossi alberi. Accanto ai nuovi templi ci sono le rovine di quello antico, semidistrutto da un terremoto nel XVI° secolo, ma che comunque rimane maestoso e molto suggestivo. Con i suoi 60 m di altezza (in origine erano 90) è ancora il più alto di Chiang Mai. Su tutti e quattro i lati ci sono grandi scalinate monumentali, protette da grossi serpenti dall'aspetto terrificante. In cima alla scalinata, nei quattro punti cardinali, un Buddha in meditazione è protetto da una nicchia, sotto molti elefanti in parte restaurati, circondano la base dell'edificio.
Tra le tante strutture interessanti del complesso c'è un padiglione in legno, che ospita un Buddha sdraiato, un altro tempio con un Budda dorato in piedi e un piccolo santuario dove è collocata la campana del tempio.
Naturalmente entriamo in tutti i templi con un susseguirsi spasmodico di “togli le scarpe, metti le scarpe, togli le scarpe, metti le scarpe, ...” tanto che mi viene la voglia di camminare scalza per coprire la distanza tra un tempio e l’altro. Alla fine siamo esausti e decidiamo di tornare in hotel fino all’ora di cena saltano la visita dell’ultimo tempio che avevamo in programma.
Dopo una leggera cena al Night Bazar prepariamo le valigie e andiamo a letto, domani partiamo per il mare: l’ultima parte del viaggio: Phuket e le sue isole.