VENERDÌ 21 giugno 2019
Dopo aver salutato il nostro simpatico padrone di casa, partiamo per la Bosnia. Andremo a Mostar dove dormiremo una notte.
Anche questa volta ci affidiamo a Google Maps sperando che vada tutto bene.
Percorriamo un piccolo tratto di costa, poi imbocchiamo una strada addossata alla montagna e cominciamo a salire, salire; la strada diventa sempre più stretta e senza parapetti, per fortuna il traffico è quasi inesistente!
Dopo un bel po’ di strada, all’improvviso, dopo una curva ci troviamo di fronte al confine. Alla dogana croata tutto bene, ma alla postazione bosniaca cominciano i problemi. Il doganiere, dopo aver guardato la nostra carta verde, non la accetta, perché, dice, è una copia, vuole l’originale. Faticosamente gli spieghiamo che la nostra è un’assicurazione on line e non esistono originali, sono tutte copie digitali. Non è convinto, ci fa accostare e ricomincia con le domande, “dove andate, quanto tempo rimanete, ecc. ...” Telefona, ritelefona, borbotta. Alla fine vuole rimandarci indietro e a me viene da piangere, ma poi ci guarda e inspiegabilmente ci dice di passare e noi, in silenzio, mettiamo in moto prima che cambi idea e “scappiamo” felici dello scampato pericolo, ridendo come ragazzini!
Attraversiamo un territorio aspro e semidesertico che parla ancora di guerra, tra colline e montagne nere, perché incendiate durante il conflitto che ha portato tanta distruzione.
In prossimità di una fattoria incontriamo tre cavallini liberi che occupano l’intera carreggiata. Cerchiamo di mandarli via e quando tiro giù il finestrino uno curioso infila il muso dentro, che paura, mi cade anche la macchina fotografica!
Per alcuni chilometri ancora la strada continua ad essere poco più di una mulattiera, poi si allarga e finalmente la tortura finisce e ci ritroviamo nuovamente in mezzo alla civiltà. Siamo sicurissimi che c’era un’altra strada molto più comoda, è che Google Maps non lo sapeva!
Ormai siamo vicini a Mostar e lo capiamo dai cimiteri. Sì, i cimiteri sono ovunque, tanti, troppi, costruiti al posto dei parchi pubblici e con i recinti bassi, quasi a far parte della quotidianità.
Arrivati in città vediamo i segni della devastazione, i colpi di mortaio rimasti indelebili nelle mura, abitazioni fatiscenti e cortili abbandonati.
I numerosi edifici che superiamo sono tutti crivellati di colpi. A 20 anni di distanza restano ancora là, sotto gli occhi di tutti, i segni della tragedia che si è consumata in questa magnifica terra…
Nello stesso tempo è tutto un fermento di ricostruzione, una città dalla doppia anima, per noi un colpo al cuore!
Parcheggiamo la macchina e ci incontriamo con Tarik, un giovane bosniaco che parla un po’ di italiano e prendiamo possesso del nostro bellissimo appartamento, è nuovo e non manca proprio niente. Tarik ci dà istruzioni per andare al vecchio centro che è vicinissimo e ci regala la mappa della città, andiamo a pranzo e passeggiamo lungo la Neretva, il fiume che divide in due la città, ma fa molto caldo per cui torniamo a casa presto e ci riposiamo un po’.
Nel pomeriggio torniamo per visitare la parte mussulmana di Mostar, quella sulla sponda sinistra del fiume e che durante la guerra è stata quasi completamente distrutta. Incontriamo molte donne con il velo integrale, frotte di turisti e una marea di mendicanti, soprattutto donne e bambini, che danno il tormento. La prima moschea che incontriamo purtroppo è chiusa per preghiera, allora ci incamminiamo verso la città vecchia dove imbocchiamo le sue incredibili vie tappezzate di ciottoli tondi e lisci come grosse biglie.
Arriviamo alla Moschea Koski Mehmed, luogo religioso inconfondibile per la sua splendente cupola celeste, le vetrate colorate. Paghiamo il biglietto ed entriamo incuriositi, ma non c’è nessuno nella bella sala ricoperta di tappeti. All’esterno c’è un'enorme fontana per le abluzioni che è una delle poche opere sopravvissute alla guerra, tutto il resto è stato restaurato.
Proseguiamo verso il famoso ponte e tutto cambia diventando di una bellezza indescrivibile.
La pietra su cui è scritto Don’t forget, non dimenticare, ci dà i brividi
Nonostante la storia terribile e le orde di turisti, si respira qualcosa di unico. Sembra un controsenso, lo so. Purtroppo Mostar è anche molto turistica ed è piena di ristoranti, locali e negozietti che vendono, accanto ad artigianato locale, anche molti dei soliti souvenir che si possono trovare ovunque.
Ed eccolo qui il Ponte, lo STARI MOST, capolavoro ottomano del sedicesimo secolo.
Il 9 novembre 1993 venne bombardato e completamente distrutto: i pezzi precipitarono nella Neretva e la popolazione lo pianse come se fosse un parente.
Oggi il ponte è di nuovo al suo posto; e noi camminano con prudenza per non rischiare di scivolare sui lastroni bianchissimi.
Ammiriamo il clan dei tuffatori intento a raccogliere i soldi: al termine della questua un giovane che si tuffa da più di 20 metri di altezza nella gelida Neretva. Tutti applaudono e anche noi non possiamo farne a meno.
Andiamo a cena in un locale caratteristico dove assaggiamo due piatti locali serviti in particolare piatti di metallo e ascoltiamo meravigliati il Muezzin che chiama a raccolta i fedeli.
Quando cala la sera, nelle vie della città ci sono meno turisti in giro e quello che vediamo è di una bellezza indescrivibile è proprio amore a prima vista, subiamo il fascino di questa città, le luci che disegnano i profili delle moschee e delle case in pietra, i ciottoli sotto i nostri passi che risplendono, le strade su più livelli grazie alle quali ovunque ti giri, sopra e sotto, c’è qualcosa da vedere.
SABATO 22 giugno 2019
Come sempre partiamo presto e alle 8 siamo già in macchina. Andremo alle cascate di Kravice una delle meraviglie naturali più spettacolari della Bosnia. Si trovano a due passi dal confine con la Croazia, nella località di Kravice, appunto, dove il fiume Neretva trova un enorme balzo, e crea uno degli scenari naturali più belli di questa regione.
Parcheggiamo la macchina in alto e poi percorriamo una strada asfaltata che ci porta alle cascate in meno di un quarto d'ora. Già dopo i primi metri cominciamo a sentire il rumore incessante dell’acqua e, dopo ancora qualche passo, intravediamo tra la vegetazione i primi corsi d’acqua. Si separano, si snodano, si insinuano tra le piante, acquistando velocità: pronti per il salto.
Una volta arrivati giù attraversiamo il fiume su di una passerella e, proprio dal centro di questo passaggio, vediamo uno spettacolo magnifico, le cascate si aprono a ventaglio, lanciandosi nel bacino sottostante formando uno specchio d'acqua verdissimo come le montagne attorno.
Ci sono ancora poche persone, così possiamo passeggiare con calma e poi ci sediamo sulle sedie di un bar ancora chiuso godendo della vista e della pace. Quando decidiamo di risalire arriva una marea di gente e noi ci riteniamo molto fortunati.
Ci rimettiamo in macchina per raggiungere Spalato dove ci fermeremo due giorni.
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