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Immagine del redattoreLannaronca

Un tranquillo weekend... in Valsaisera - 29 febbraio - 2 parte

Ci svegliamo alle 8, naturalmente non ho dormito bene, anzi mi meraviglio di essermi addormentata ieri sera, comunque, durante la notte, ogni volta che mi rigiravo nel letto, sentivo un gran male e mi svegliavo. Stamattina però sto meglio e anche i movimenti sono meno faticosi.

Scendiamo a fare colazione alla spicciolata, i primi sono Max, il più mattiniero e Simonetta, per ultimi Venny e Claudio. La colazione è casalinga, caffè, latte, pane burro e marmellata, ma il pane è fresco, il burro di malga e la marmellata fatta in casa, una vera bontà!

Prima meta di oggi è il Monte Lussari. Prendiamo la macchina e andiamo fino a Camporosso dove c'è la telecabina che ci condurrà in cima. È una bella giornata di sole, ma tira un bel vento gelido, chissà come sarà in quota? Io naturalmente ho dimenticato in valigia la berretta di lana ....

Il tragitto dura circa un quarto d'ora e il paesaggio che si gode da quassù è bellissimo, il fianco della montagna è pieno di neve e nelle piste da sci gli sciatori sono piccoli come formiche.

Saliamo di quasi 800 metri, e quando arriviamo, uscendo dalla costruzione della funivia ci troviamo davanti ad una visione da favola: siamo sulla cima del Monte Lussari che si erge con tutta la sua bellezza, spicca il Santuario con il campanile, circondato da un pittoresco paesino che sembra uscito dalle fiabe, rimaniamo letteralmente senza fiato ... anche per l'altitudine, infatti mi muovo lentamente perchè mi gira un po' la testa.

Ci facciamo fotografare tutti sotto ad un enorme cuore rosso e poi, lentamente ci avviamo verso il Santuario, passando in mezzo a negozietti di souvenir, bar, ristoranti e locande. Io, temeraria, mi arrampico su mucchi di neve, mentre tutti si mettono le mani sulla testa e mi gridano di stare attenta, nessuno vuole vedermi cadere un'altra volta. La chiesetta è piccola e molto raccolta.

Qui, quando dicono messa, lo fanno in tre lingue, perchè questo tratto di Alpi è il confine naturale tra il mondo latino, quello germanico e quello slavo e questo luogo è meta di pellegrinaggi dei tre popoli: italiano, austriaco e sloveno. Ci fermiamo in una locanda per bere un gustoso bombardino, due chiacchere, una calamita da portare a casa come ricordo e poi di nuovo all'aperto, alla scoperta di questi bellissimi luoghi.

Fa freddo ma per fortuna non c'è vento, usciamo dalla via principale e ci troviamo su di una grande terrazza che si affaccia sul Montasio con un panorama fantastico. Sopra di noi volteggiano decine di grossi corvi che sorprendentemente sono molto eleganti nel volo.

Imbocchiamo un viottolo a picco sullo strapiombo, che unisce le due piste da sci principali, per cui schiviamo a destra e a sinistra molti sciatori che preferiscono spostarsi sugli sci nella nuova pista, anche se non potrebbero. È veramente un luogo incantevole dove assaporiamo la magia della neve e della natura.

Ormai è ora di pranzo per cui andiamo al ristorante "Al Santuario" dove abbiamo prenotato. È piccolino, ma gode di una meravigliosa vista all'esterno da due finestre panoramiche, così belle che sembrano due quadri.


Ognuno mangia con soddisfazione un piatto diverso, ma quello che ci colpisce è l'enorme stinco di Venny, che ne mangia una parte, una parte la dà a Claudio e l'osso con tutta la carne attaccata finisce tra i denti della Simonetta che lo pulisce per benino. Naturalmente ridiamo tutti come matti!

Facciamo ancora un giretto cercando di riempirci gli occhi di tanta bellezza e poi scendiamo a valle con la cabinovia, prendiamo la macchina e ci dirigiamo ai laghi di Fusine prima che faccia buio. Questi due laghi, che si trovano nel comune di Tarvisio, a qualche chilometro dal confine con la Slovenia e a 930 m di altitudine, sono due laghetti di origine glaciale, immersi in una foresta, quasi primitiva, di faggi e abeti. Cominciamo dal lago superiore.


Parcheggiamo e camminando sulla neve raggiungiamo una vasta zona quasi rocciosa che normalmente è occupata dall’acqua del lago, ma che ora, in forte siccità, si è molto ridotto.

Ci guardiamo attorno e l'immane parete sud del Mangart, ci domina da quota 2600 metri, con un vertiginoso stacco verticale di quasi mille metri, rimaniamo quasi senza fiato, sia per le rigide temperature, sia per lo spettacolo, è proprio vero, questo è un luogo magico delle Alpi orientali e noi siamo molto felici di esserci.

Fa troppo freddo per fermarci a lungo per cui riprendiamo la macchina e scendiamo al lago inferiore dove si riversano, con alcune cascatelle, le acque del lago superiore che l’alimenta.


Qui passeggiamo lungo le sue rive ghiacciate, ma il vento gelido ci sferza tanto che sono costretta ad imbacuccarmi con la sciarpa di lana.

Finiamo in un così piccolo bar-trattoria dove consumiamo un tè bollente e ci mettiamo un po’ prima di scaldarci.

Decidiamo di rientrare in agriturismo, ma prima andiamo proprio ai piedi della catena del Montasio, che così, all’imbrunire, con il cielo che si sta rannuvolando, sembra ancora più massiccia e maestosa, che spettacolo!

Questa sera ceniamo in Agri, Renata ci prepara una calda zuppa di verdura e cervo in salmì con le patate, una vera bontà. Trascorriamo una mezzoretta in chiacchiere, io ho portato con me il calendario degli impegni che ci vedrà ancora assieme in molte attività, così decidiamo quali giorni dedicare all’escursione alla Grotta del vento, quando andare in barca e come muoverci per organizzare le cene finger food al Centro Montanari, dove siamo molto attivi. Poi però la stanchezza ci assale e andiamo tutti a letto.


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